All’indomani dell’approvazione del decreto sulle missioni internazionali, con cui l’Italia proroga sino al 2022 la missione di supporto alla guardia costiera libica, l’appello dei missionari Scalabriniani affinché “l’UE non si volti dall’altra parte e risponda al grido dell’umanità sofferente”.
di Redazione
“La risoluzione di maggioranza sulla relazione delle Commissioni Esteri e Difesa, relativa alla partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali, è stata votata con una larga e solida maggioranza, a scapito dei migranti”. Comincia così la nota stampa inviata dai missionari Scalabriniani, che chiedono alle autorità di “mutare l’approccio nazionale ed europeo ponendo al centro la pace” per porre fine alle disuguaglianze e alla violazione dei diritti umani.
“In pochi nell’aula del Parlamento – riporta la nota -, appena trenta deputati hanno presentato una risoluzione alternativa che chiedeva di sospendere il supporto alla Guardia costiera libica. Di fatto, la società civile e organismi legati alla Chiesa Cattolica denunciano da anni le sistematiche violazioni dei diritti umani a cui i migranti sono sottoposti in Libia”.
I missionari sottolineano come molti report delle Nazioni Unite e delle principali organizzazioni umanitarie, ma anche molte inchieste giornalistiche, abbiano confermato “tale trend disumano, dove torture, violenze, tratta di esseri umani sono all’ordine del giorno”. Si tratta di un popolo “ferito ed in cammino” che, quand’anche riesca a fuggire da tali lager moderni – è l’Oim a riferilo – perde la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa (nei primi sei mesi del 2021 sono stati 1.146, il doppio di quelli che hanno perso la vita nello stesso periodo dell’anno scorso). Le persone rimandate in Libia nel primo semestre del 2021 sono state invece ben 15.300, il triplo del 2020. Per questi ultimi si profilano detenzioni arbitrarie, estorsioni, sparizioni e atti di tortura, avverte ancora l’Organismo Internazionale per le Migrazioni.
“Come missionari Scalabriniani – conclude la nota – ribadiamo che il continuo morire nel Mediterraneo non può restare notizia tra le notizie; che la violazione dei più basilari diritti umani, i ripetuti crimini palesi commessi in Libia, non possono restare taciuti, addirittura negati, e soprattutto impuniti; che, dopo le immagini violente già circolate in tutto il mondo, l’UE si volti dall’altra parte e non risponda al grido dell’umanità sofferente. Se non si affrontano, infatti, le vere ragioni che provocano tali flussi, ormai stabili in varie parti del pianeta, se non si muterà l’approccio nazionale ed europeo ponendo al centro la pace, ma anche le disuguaglianze e la violazione dei diritti umani, continueremo solo a “rattoppare un vestito rotto”, come insegna la Scrittura”.