“Al centro della liturgia di quest’ultima domenica del mese dedicato alle missioni, in cui siamo chiamati a testimoniare la divina bellezza e a profetizzare con speranza quello che abbiamo visto e ascoltato, c’è il comandamento dell’amore”.
Commento al Vangelo a cura di sr Laura Oliveira, Clarissa Francescana Missionaria del SS. Sacramento
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12, 28-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Shemà Israel, Ascolta Israele
Carissimi fratelli e sorelle, al centro della liturgia di quest’ultima domenica del mese dedicato alle missioni – in cui siamo state chiamate a testimoniare la divina bellezza e a profetizzare, con speranza, quello che abbiamo visto e ascoltato – c’è il comandamento dell’amore.
La nostra vita e missione viene oggi illuminata dalla parola dell’evangelista Marco che ci racconta un interessante dialogo tra uno scriba e Gesù. Il dialogo incomincia con la domanda: Qual è il primo di tutti i comandamenti? Gesù risponde: Ascolta, Israel! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Ascoltare significa aprirsi all’altro, accogliere e far parte del suo progetto, in sintesi, accogliere e far propria la sua volontà. Nella risposta di Gesù, appare la proposta di una vita vissuta nella fedeltà con cuore indiviso. Possiamo domandarci: Come viviamo l’esperienza di avere e credere in un unico Dio? Di essere chiamati a vivere nella fedeltà di un unico amore?
L’apostolo Paolo, nella lettera a Timoteo, ci ricorda (Tm 2, 13) che “se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso”. Quindi, la via dell’amore all’unico Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutta la forza è una via di fedeltà, in cui l’amato non smetterà mai di amare, perché è, per natura, il principio inesauribile dell’Amore.
Il secondo comandamento non è meno importante del primo. L’imperativo di amare il prossimo è come una estensione dell’amore all’unico Signore.
Nelle tradizioni ebraiche, il comandamento di amare l’altro e prendersene cura sembrava limitarsi alle relazioni tra i membri di una medesima nazione. L’antico precetto «amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lv 19,18) si intendeva ordinariamente riferito ai connazionali. Tuttavia, specialmente nel giudaismo sviluppatosi fuori dalla terra d’Israele, i confini si andarono ampliando. Il desiderio di imitare gli atteggiamenti divini condusse a superare la tendenza intimista e ad aprirsi a un amore più universale. (Cfr. FT 59)
La statura spirituale di un’esistenza umana è definita dall’amore, dalla capacità di amare ed essere amati. In ultima analisi è il criterio per la decisione definitiva sul valore o il disvalore di una vita umana (Cfr. FT 92). A questo punto, va bene introdurre San Francesco d’Assisi, che mentre piangeva la passione di Cristo, esprimeva il dolore perché ha capito che “l’Amore non è amato”.
Carissimi, amiamo l’Amore che si è fatto carne e si dà a noi nell’Eucaristia. Amiamo l’Amore presente nella carne dei nostri fratelli più piccoli e abbondonati nelle periferie del mondo che soffrono a causa della mancanza del vero amore. Più amiamo Dio, più ci riconosciamo come fratelli e sorelle e più ci avviciniamo a Dio.
Con il salmista diciamo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutta la forza: “Ti amo Signore”, sei tu l’oggetto del mio amore, l’unico che disseta la sete del mio cuore. Buona domenica.