Vangelo della IV domenica di Avvento (Lc 1,39-45)
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore
Commento al Vangelo di domenica 14 novembre a cura di sr. Silvia Serra, Missionarie dell’Immacolata – Pime
Questo Vangelo esprime con chiarezza e ricchezza di elementi il significato più profondo di missione. La visitazione à l’icona della missione intesa come condivisione tra persone di nazionalità, cultura, religione, mentalità, età e formazione diverse che, nell’incontro e nello scambio autentico e disarmato, intuiscono il mistero di Dio che avvolge e abita la loro vita, e, come in questo caso, il loro corpo.
Il brano inizia descrivendoci il movimento di uscita, il dinamismo di Maria, subito dopo essere stata fecondata dalla Parola. La missione è questo lasciare le proprie certezze, il già conosciuto non solo geograficamente, ma anche culturalmente, esistenzialmente, per l’impulso dell’amore di Dio che spinge fuori, pone in viaggio verso l’altro.
Lo scenario che ci attende è la casa di Zaccaria, luogo d’intimità e quotidianità, dove s’incontra la verità delle persone. L’evangelista Luca qui attua uno spostamento dell’esperienza di Dio che non si d più nel tempio ma nelle case, e non avviene più per la mediazione della classe sacerdotale, ma attraverso le relazioni umane, i gesti quotidiani, la condivisione di vita.
Due donne s’incontrano, e la Vita che abita i loro grembi sussulta. Entrambe sono donne segnate dalla sterilità, anche se in modo diverso: l’una perché anziana e incapace di concepire, l’altra perché troppo giovane e ancora sterile. Entrambe necessitate di misericordia, di salvezza, di annuncio di speranza.
Nel saluto di Maria, Elisabetta, e ancor prima Giovanni, riconosce la visita di Dio e Maria ritrova la certezza di quanto accaduto nella sua vita, delle parole udite, dei segni di trasformazione del suo grembo, che forse la paura della lapidazione avevano annebbiato e necessitavano di conferma.
L’icona della visitazione ci rivela che nell’evangelizzazione, non solo i destinatari dell’annuncio ricevono il dono, ma anche il missionario vive più profondamente l’esperienza di salvezza.