Il perdono e la preghiera di padre Christian Carlassare, missionario comboniano che il 25 Marzo, festa dell’Annunciazione, sarà consacrato vescovo di Rumbek in Sud Sudan :«Prego perché la gente di Rumbek possa anche dire il suo sì al cammino di chiesa da compiersi insieme».
Ricordo che papa Francesco, quando nel 2015 ha indetto l’anno santo della misericordia, aveva confidato: “Ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia”. E ci ha fatto riflettere su una verità profonda e cioè che “La misericordia è la sostanza stessa del Vangelo”.
Dopo un anno dalla nomina a vescovo e dall’attacco di cui sono stato vittima, ritorno a Rumbek per l’ordinazione episcopale e per celebrare la Pasqua. Parto con in cuore sentimenti di rinnovato affidamento sia a Dio che mai abbandona, sia alla chiesa locale e comunità cristiana per camminare insieme mano nella mano.
La chiesa Sud Sudanese è una chiesa povera dove mancano sicurezze e mezzi, ma può contare sulla solidarietà e resilienza della gente. È una chiesa ferita e sofferente, ma non mancano fede e speranza nella guarigione. È una chiesa giovane che ha un lungo cammino da percorrere davanti ad essa. È una chiesa fragile e imperfetta che fa esperienza dell’amore compassionevole di Dio ed è chiamata ad essere testimone di misericordia.
La preghiera di Gesù ci è di grande conforto: “Io prego per loro perché sono tuoi. Custodiscili nel tuo amore perché siano una cosa sola. Consacrali nella verità. La tua parola è verità” (Gv 17s).E la verità è che tutti abbiamo bisogno di misericordia. Dobbiamo accoglierla per fare verità nella nostra vita, per convertirci e scoprire che la vita è un dono che ci chiede di spenderci al servizio gli uni degli altri per la vita di tutti. La chiesa di Rumbek ha bisogno di verità e perdono. Il paese, poiché continuano purtroppo miseria e violenze, ha bisogno di verità e misericordia. Solo accogliendo questi doni ci sarà spazio per la pace.
Mi sono interrogato sul significato etimologico della parola misericordia. Viene da una parola latina che unisce il concetto di miseria o miserere, aver pietà, con il cuore cor o cordis. Significa avere il cuore impietosito o, meglio, nutrire in cuore un sentimento di compassione per la miseria morale o materiale altrui. Le miserie altrui mi stanno a cuore perché mi rimandano alla mia miseria colmata solo dall’amore misericordioso di Dio.
Avere un cuore aperto per ricevere i fratelli richiama molto da vicino quello che il mondo ebraico esprimeva con il termine rahamim. Questo termine parla di misericordia riferendosi alle viscere materne che accolgono la vita che nasce. La dinamica della misericordia allora vuole che si faccia spazio dentro di sé alla vita dell’altro: uno spazio di profonda comunione, di sentire con l’altro, di gioire con l’altro e di patire con l’altro. La misericordia quindi altro non è che l’appello di Dio contro l’egoismo, l’indifferenza e il rifiuto dell’altro. Indica invece l’accoglienza, la compassione, l’abbraccio dell’altro. E diventa capacità di allacciare rapporti e ricostruire relazioni laddove si erano interrotte.
Il 25 Marzo, festa dell’Annunciazione, sarò ordinato vescovo di Rumbek. Non è una ricorrenza che mi sono scelto, ma mi è stata data in dono. Il sì di Maria è una risposta bellissima al sì di Dio per l’umanità. Anch’io sono chiamato a ripetere il mio sì alla chiesa e al popolo del Sud Sudan in maniera forse un po’ più radicale di quanto sia riuscito a vivere fino ad ora. Prego perché la gente di Rumbek possa anche dire il suo sì al cammino di chiesa da compiersi insieme. Per questo mi affido al Signore e alle vostre preghiere.
Custodisco nel cuore quanto scritto da sant’Agostino riguardo al suo ministero episcopale: “Pregate per me perché io sia in grado di portarne il peso. E sorreggetemi in modo che portiamo l’un l’altro i nostri pesi. Se Cristo non condividesse il nostro peso, ne resteremmo schiacciati; se egli non portasse noi, finiremmo per soccombere. Nel momento in cui mi dà timore l’essere per voi, mi consola il fatto di essere con voi. Per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano. Quel nome è segno dell’incarico ricevuto, questo della grazia; quello è occasione di pericolo, questo di salvezza”.
Così mi dispongo a vivere questa Quaresima in attesa della Pasqua, perché nella misericordia possiamo ripartire ogni giorno e trovare vita nuova in Cristo.
BUONA PASQUA di RISURREZIONE
padre Christian Carlassare, vescovo eletto di Rumbek