Addio a Joseph Ratzinger. Una lunga vita al servizio della Chiesa e del Vangelo

Dalla mattina di lunedì 2 gennaio 2023, il corpo di Joseph Ratzinger, il papa emerito Benedetto XVI, sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli.

di Redazione

“Con dolore informo che il Papa Emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano”. Con questa nota ufficiale il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha dato notizia della scomparsa di Joseph Ratzinger, deceduto all’età di 95 anni.

Le sue condizioni di salute, negli ultimi anni, pur mantenendolo mentalmente lucido, lo avevano costretto a spostarsi con l’ausilio di un supporto con le rotelle. Ma fino all’annuncio di Papa Francesco, che aveva invitato i fedeli a rivolgere “una preghiera speciale per il Papa emerito Benedetto” in quanto “era molto ammalato”, sul suo stato di salute era trapelato sempre molto poco.

Se ne va così, a 95 anni, il pontefice che in grande discontinuità rispetto ai propri predecessori, ha deciso di rinunciare al proprio incarico. Nato a Marktl, in Baviera, il 16 aprile del 1927, nell’aprile del 2005 è stato eletto pontefice, il settimo tedesco a ricevere l’incarico che, per un curioso gioco dei numeri, ha mantenuto per sette anni, fino al febbraio del 2013. Da allora, il 265 º pontefice della Chiesa cattolica, è divenuto papa emerito.

Dalla mattina di lunedì 2 gennaio 2023, il corpo del Papa Emerito sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli.

Tanti sono gli insegnamenti teologici, umani e spirituali che il suo Pontificato ci lascia. La sua testimonianza continuerà a essere riferimento per tutti noi.

La biografia: chi era Joseph Ratzinger

Joseph Ratzinger – Cardinale dal 1977, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 1981, Decano del Collegio Cardinalizio dal 2002 – è nato in Marktl am Inn, nel territorio della Diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile 1927.

Suo padre era un commissario di gendarmeria e proveniva da una famiglia di agricoltori della bassa Baviera. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago di Chiem, e prima di sposarsi aveva fatto la cuoca in diversi alberghi.

Egli ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza a Traunstein, una piccola città vicino alla frontiera con l’Austria, a circa trenta chilometri da Salisburgo. Ha ricevuto in questo contesto, che egli stesso ha definito “mozartiano”, la sua formazione cristiana, umana e culturale.

Il tempo della sua giovinezza non è stato facile. La fede e l’educazione della sua famiglia lo hanno preparato alla dura esperienza dei problemi connessi al regime nazista: egli ha ricordato di aver visto il suo parroco bastonato dai nazisti prima della celebrazione della Santa Messa e di aver conosciuto il clima di forte ostilità nei confronti della Chiesa cattolica in Germania.

Ma proprio in questa complessa situazione, egli ha scoperto la bellezza e la verità della fede in Cristo e fondamentale è stato il ruolo della sua famiglia, che ha sempre continuato a vivere una cristallina testimonianza di bontà e di speranza radicata nell’appartenenza consapevole alla Chiesa. Verso la conclusione della Seconda Guerra Mondiale egli venne anche arruolato nei servizi ausiliari antiaerei.

Dal 1946 al 1951 ha studiato filosofia e teologia presso la Scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga e presso l’Università di Monaco. Il 29 giugno 1951 è stato ordinato sacerdote.
Appena un anno dopo, don Joseph ha iniziato la sua attività didattica nella medesima Scuola di Frisinga, dove era stato studente.

Nel 1953 si è laureato in Teologia con una dissertazione sul tema: “Popolo e Casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di sant’Agostino”. Nel 1957 ha fatto la libera docenza col noto professore di Teologia Fondamentale di Monaco, Gottlieb Söhngen, con un lavoro su: “La teologia della storia di san Bonaventura”.

Dopo un incarico di Dogmatica e di Teologia Fondamentale presso la Scuola superiore di Frisinga, egli ha continuato la sua attività di insegnamento a Bonn (1959-1969), a Münster (1963-1966) e a Tubinga (1966-1969). Dal 1969 è professore di Dogmatica e di Storia dei dogmi presso l’Università di Ratisbona, dove ha ricoperto anche l’incarico di Vice Preside dell’Università.

La sua intensa attività scientifica lo ha portato a svolgere importanti incarichi in seno alla Conferenza Episcopale Tedesca, nella Commissione Teologica Internazionale. Tra le sue pubblicazioni, particolare eco ha avuto “Introduzione al cristianesimo” (1968), una raccolta di lezioni universitarie sulla “professione di fede apostolica”. Nel 1973, poi, è stato pubblicato il volume “Dogma e Predicazione”, che raccoglie i saggi, le meditazioni e le omelie dedicate alla pastorale.

Una vastissima risonanza ha avuto la sua arringa pronunciata dinanzi all’Accademia cattolica
bavarese, sul tema: “Perché io sono ancora nella Chiesa?”. La serie delle sue pubblicazioni è proseguita copiosa e puntuale nel corso degli anni, costituendo un punto di riferimento per tante persone e certamente per quanti sono impegnati nello studio approfondito della Teologia. Si pensi, ad esempio, al volume “Rapporto sulla fede” del 1985 e a “Il sale della terra” del 1996. Va ricordato anche il libro “Alla scuola della Verità”, dato alle stampe in occasione del suo settantesimo compleanno.

Di grande valore, centrale nella vita del Pastore Ratzinger, è stata l’alta e proficua esperienza della sua partecipazione al Concilio Vaticano II con la qualifica di “esperto”, che egli ha vissuto anche come conferma della propria vocazione, da lui definita “teologica”.

Il 25 marzo 1977 Papa Paolo VI lo ha nominato Arcivescovo di München und Freising. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 maggio dello stesso anno: primo sacerdote diocesano ad assumere, dopo ottant’anni, il governo pastorale della grande Diocesi bavarese. Egli ha scelto come motto episcopale: “Collaboratori della Verità”.

Sempre Papa Montini lo ha creato Cardinale, del Titolo di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino,
nel Concistoro del 27 giugno 1977. È stato Relatore alla Quinta Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (1980) sul tema della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo. In quell’occasione, nella sua prima relazione, ha svolto un’ampia e puntuale analisi sulla situazione della famiglia nel mondo, sottolineando la crisi della cultura tradizionale di fronte alla mentalità tecnicistica e meramente razionale.

Accanto agli aspetti negativi, non ha mancato di evidenziare la riscoperta del vero personalismo cristiano come lievito che feconda l’esperienza coniugale di molte coppie di sposi, e ha rivolto anche un invito a una retta valutazione del ruolo della donna, che va annoverata tra le questioni fondamentali nella riflessione sul matrimonio e sulla famiglia. Nella seconda parte della relazione, dedicata al disegno di Dio sulle famiglie di oggi, ha ricordato soprattutto che la mascolinità e la femminilità sono espressione della comunione delle persone come segno originale del dono d’amore del Creatore.

Ne consegue – ha sottolineato – che l’amore dell’uomo e della donna non è cosa privata, né profana, né meramente biologica, ma qualcosa di sacro che introduce ad uno “stato”, a una nuova forma di vita, permanente e responsabile. Il matrimonio e la famiglia – ha ricordato con forza – precedono in qualche modo la cosa pubblica, e quest’ultima deve rispettare il diritto proprio del matrimonio e della famiglia e il suo intimo mistero. Nella terza parte il Porporato ha affrontato i problemi pastorali legati alla famiglia: da quello della costruzione di una comunità di persone a quello della generazione della vita, dal ruolo educativo dei genitori alla necessità della preparazione dei giovani al matrimonio e alla vita familiare, dai compiti sociali a quelli culturali e morali.

È stato anche Presidente Delegato della Sesta Assemblea (1983), che ha avuto per tema la riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa. Nel suo intervento ai lavori ha ribadito le norme pastorali promulgate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede riguardanti il Sacramento della Riconciliazione e ha approfondito, in particolare, le questioni legate a due interrogativi emersi più volte durante i lavori assembleari: quello riguardante l’obbligo di confessare i peccati gravi già assolti durante l’assoluzione generale e quello concernente la confessione personale come elemento essenziale del Sacramento.

La sua parola ha offerto un contributo fondamentale di riflessione e di confronto nello svolgimento di tutti i Sinodi dei Vescovi. Il 25 novembre 1981 Giovanni Paolo II lo ha nominato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. È divenuto anche Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale. Il 15 febbraio 1982 ha, quindi, rinunciato al governo pastorale dell’Arcidiocesi di München und Freising.

Il suo servizio come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede è stato instancabile e la sua opera, come collaboratore di Giovanni Paolo II, è stata continua e preziosa. Va segnalato il suo ruolo di Presidente della Commissione per la Preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Il 5 aprile 1993 è stato chiamato a far parte dell’Ordine dei Vescovi e ha preso possesso del Titolo della Chiesa Suburbicaria di Velletri-Segni. Il 6 novembre 1998 è stato nominato Vice-Decano del Collegio Cardinalizio e il 30 novembre 2002 è divenuto Decano: ha preso possesso del Titolo della Chiesa Suburbicaria di Ostia.

Sino all’elezione alla Cattedra di Pietro egli è stato Membro del Consiglio della II Sezione della Segreteria di Stato; delle Congregazioni per le Chiese Orientali, per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per i Vescovi, per l’Evangelizzazione dei Popoli, per l’Educazione Cattolica; del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; della Pontificia Commissione per l’America Latina e della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”.

Al Cardinale Ratzinger sono state affidate le meditazioni della Via Crucis 2005 celebrata al Colosseo.

“Non dobbiamo pensare anche – è stato il suo invito nella meditazione della nona stazione – a quanto Cristo debba soffrire per la sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!”.

“Signore – ha insistito – spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa… Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa”.

Venerdì 8 aprile, come Decano del Collegio Cardinalizio, ha presieduto la Santa Messa esequiale di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro.

“Egli – ha affermato il Cardinale Ratzinger – ha interpretato per noi il mistero pasquale come mistero della divina misericordia… Il Papa ha sofferto ed amato in comunione con Cristo e perciò il messaggio della sua sofferenza e del suo silenzio è stato così eloquente e fecondo”. “Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa – ha concluso – sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica, Santo Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di Dio, tua Madre, che ti ha guidato
ogni giorno e ti guiderà adesso alla gloria eterna del Suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore”.

Alla vigilia della sua elezione al Soglio Pontificio, lunedì 18 aprile, nella Basilica Vaticana, ha celebrato la Santa Messa “pro eligendo Romano Pontifice” insieme con i 115 Cardinali. Il 19 aprile 2005, il Cardinale Joseph Ratzinger è stato eletto 265° Pontefice.

L’11 febbraio 2013, durante il Concistoro Ordinario Pubblico per la canonizzazione di alcuni beati, ha annuncaito la decisione di rinunciare al ministero petrino:

“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro”.

Il suo Pontificato si è concluso il 28 febbraio 2013.

Benedetto XVI ha vissuto il resto della sua esistenza in Vaticano, presso il Monastero Mater Ecclesiae, in qualità di Papa Emerito.

Per consultare la pagina vatican.va dedicata a Benedetto XVI, clicca qui.

Crediti foto: Broc, CC BY 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by/3.0, via Wikimedia Commons

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