[1215] “Vorrei avere a mia disposizione cento lingue e cento cuori per raccomandare la povera Africa, che è la parte del mondo meno conosciuta, la più abbandonata e per questo presenta maggiori difficoltà per la sua evangelizzazione”.
Daniele Comboni nasce a Limone sul Garda, in provincia di Brescia, in Italia, il 15 marzo del 1831.
Dal parroco di Limone, Daniele viene avviato agli studi presso l’istituto fondato da Don Nicola Mazza che a Verona accoglieva ragazzi poveri, ma volenterosi di studiare e forse anche diventare sacerdoti. Infatti, nel 1849 il 6 gennaio alla presenza di Don Nicola Mazza, Daniele, che aveva quasi 17 anni, giura di consacrare tutta la sua vita all’apostolato dell’Africa Centrale.
Aveva conosciuto Don Angelo Vinco di ritorno dall’Africa, mentre Don Mazza era interessato alla missione africana. Accoglieva anche ragazzi e ragazze africane, riscattati tutti dalla schiavitù e li avviava agli studi a Verona, per formarli e poi farli rientrare nei loro Paesi di origine. Daniele ereditò da Don Mazza l’amore per la missione, per l’Africa, per la salvezza di interi popoli nel continente nero, i più poveri e abbandonati di quel tempo.
Il 15 settembre del 1864, mentre don Daniele pregava sulla tomba di San Pietro nella basilica vaticana, ebbe l’ispirazione di preparare un “Piano per la rigenerazione dell’Africa per mezzo degli Africani”. Piano che presentò al Pontefice Pio IX, al Dicastero di Propaganda Fide, al vescovo di Verona Mons. Luigi Di Canossa che lo sosteneva da sempre, a Principi, Re, e potenti in tutta Europa.
L’interesse di Daniele Comboni – fatto successivamente anche Provicario Apostolico e poi consacrato Vescovo dell’Africa Centrale il 12 agosto 1877 – era quello di far conoscere Cristo all’Africa. Lui vide l’opera evangelizzatrice come una missione portata avanti da tutti nella Chiesa: sacerdoti, missionari, religiose e religiosi, laici e volontari.
La sua azione missionaria si fondava su un incontro personale con Cristo Gesù. Diceva ai suoi figli e figlie: “tenete sempre fissi gli occhi in Gesù Cristo”, ricordando un versetto della lettera agli Ebrei. Più svolte scrisse ai suoi benefattori che aveva più di 200 Monasteri di clausura e case religiose, che pregavano per la sua missione e per la rigenerazione dei popoli africani, che tanto amava.
Mons. Comboni sin dagli inizi del suo cammino vocazionale, vide i popoli africani come dei PROTAGONISTI DELLA LORO STORIA e della loro evangelizzazione. Inoltre, previde e incoraggiò l’importante e indispensabile ruolo della donna nella rigenerazione dell’Africa. Mantenne corrispondenza con più di 150 giornali e riviste in Europa. Fu un indomito oppositore del traffico degli schiavi in Africa. Criticò le politiche coloniali e lo sfruttamento dei popoli e le disuguaglianze sociali.
Bussò a tutte le porte, sia nella Chiesa che fuori: movimenti ecclesiali, ordini religiosi, associazioni laicali, governanti, politici, perorando presso tutti la causa dell’Africa. Comboni aveva in effetti un grande senso di cattolicità, sognando di coinvolgere tutti nell’opera per la Rigenerazione dell’Africa.
Scriveva così: “L’Opera deve essere cattolica, e non spagnola o francese, tedesca o italiana. Tutti i cattolici devono aiutare l’Africa, poiché una sola nazione non potrà arrivare ad aiutare tutta la razza africana”. Per l’evangelizzazione contava realmente sulla piena collaborazione di tutte le forze missionarie allora esistenti, ma nello stesso tempo riconobbe la necessità di fondare due Istituti propri, con la finalità specifica della evangelizzazione ad gentes, particolarmente per la missione africana.
Il 1° giugno 1867 fondò l’Istituto per le Missioni Africane, oggi chiamati Missionari Comboniani.
Poi, vedendo la necessità di coinvolgere la donna nella evangelizzazione dell’Africa, il 1° gennaio del 1872 fondò l’Istituto delle Pie Madri della Nigrizia, oggi Suore Missionarie Comboniane.
Più recentemente sono nati altri germogli: nel 1951 nasce L’Istituto Secolare delle Missionarie Comboniane e verso il 2000 si è dato inizio al Gruppo dei Laici Missionari Comboniani.
Daniele Comboni morì ancora abbastanza giovane, a Khartoum in Sudan la sera del 10 ottobre 1881, all’età di 50 anni, sfinito per le febbri malariche, persecuzioni, accuse infondate, sofferenze profonde di ogni genere.
Daniele verrà proclamato Beato il 17 marzo del 1996 nella basilica Vaticana da san Giovanni Paolo II. E verrà proclamato Santo il 5 ottobre del 2003 sempre da Giovanni Paolo II, che in quel giorno di lui disse così:
“Sono necessari evangelizzatori dall’entusiasmo e dalla passione apostolica del Vescovo Daniele Comboni, apostolo di Cristo tra gli africani. Egli impiegò le risorse della sua ricca personalità e della sua solida spiritualità per far conoscere ed accogliere Cristo in Africa, continente che amava profondamente. Come non volgere, anche quest’oggi, lo sguardo con affetto e preoccupazione a quelle care popolazioni? L’Africa è una terra ricca di risorse umane e spirituali, ma la sua storia continua ad essere segnata da tante difficoltà e problemi. Possa la Comunità internazionale aiutarla attivamente a costruire un futuro di speranza. Affido questo mio appello all’intercessione di san Daniele Comboni, insigne evangelizzatore e protettore del Continente Nero”.
Biografia a cura di sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana.